La Dolce vita è un film girato nel 1959 dal regista italiano: Federico Fellini, e uscito nel 1960. La Dolce vita è forse il film simbolo del cinema italiano, quello che tutti citano quando vogliono rievocare il bel tempo andato del cinema italiano. Per dire che almeno una volta il cinema italiano è stato grande, citano la “Dolce vita”. Forse voi lettori avete tutti in mente quell’immagine della famosissima scena della fontana di Trevi, con la bellissima attrice svedese Anita Ekberg e il protagonista del film Marcello Mastroianni che si baciano nella fontana... Ma a parte per quell’immagine, oggi gran parte della gente non conosce questo film che è forse uno dei più grandi film del XX° secolo, sia per il fatto che al momento della sua prima proiezione, all’inizio degli anni Sessanta, ha rimesso in discussione la morale, sia perché è un film proprio intelligente, estetico, crudo, realistico ma anche fantasmagorico al tempo stesso. Un film in cui Federico Fellini ha saputo abbordare la società con uno sguardo proprio nuovo rispetto all’epoca: senza misteri, senza nessun giudizio di valore né tabù.

LA STORIA IN BREVE: La Dolce Vita è la storia di Marcello Rubini (Marcello Mastroianni), giornalista mondano disincantato che lavora per un giornale scandalistico con il suo collega fotografo: Paparazzo; è un giornalista, con delle ambizioni letterarie e che vorrebbe diventare un giorno uno scrittore serio. Durante tutto il film, si tratta di questo “compromesso intellettuale”, Marcello è combattuto tra la sua carriera di giornalista mondano che va a letto con una donna diversa ogni sera, e la sua vita “normale” di qualcuno che vuole diventare scrittore, e con la sua donna con cui litiga sempre. Durante sette notti e sette giorni, diventa la guida di un viaggio attraverso la "dolce vita" romana, lasciandoci intravedere il retroscena cupo di Roma, dove i personaggi che provengono da ambienti borghesi, aristocratici o dello show-business vivono tutti in un sogno illusorio. Ad un certo punto, Marcello incontra uno personaggio particolare: Steiner, che rappresenta per lui una specie di coscienza, è quello che gli ricorda l’ambizione che l’ha deluso, il fatto che si sia venduto al mondo della stampa scandalistica. Marcello verrà a sapere più tardi che la sua guida e amico Steiner ha ucciso i suoi bambini che adorava prima di suicidarsi… Questa strage segnerà il destino di Marcello che fa infine la scelta della dolce vita seguendo i suoi amici depravati, sembra prendere coscienza della sua decadenza e finisce come un intellettuale fallito.

POLEMICHE: Come ho già detto, il film ottenne un successo commerciale enorme in Italia, al punto che l'espressione «Dolce Vita» assieme alla parola “paparazzi” sono passate nel linguaggio corrente. La Dolce Vita fu un vero e proprio fenomeno di società che provocò numerose polemiche, per esempio, all’anteprima de “La Dolce vita” nel febbraio 1960, al cinema «Capitol» di Milano, Federico Fellini si è fatto fischiare ed insultare dalla folla alla fine della proiezione che gli gridava: “Schifo! Vergogna!”, anche Marcello Mastroianni venne insultato con termini come : “vigliacco, comunista”… La Chiesa Cattolica si è mostrata violentemente ostile al film. E difatti, Fellini realizza con «La Dolce Vita » un inferno sociale che rimette in discussione le icone della religione e della morale con molte scene giudicate “provocanti”, come ,per esempio, la scena del bagno sensuale nella fontana di Trevi, o la scena in cui una statua di Gesù viene trasportata in elicottero al di sopra della Città del Vaticano, o un’altra scena verso la fine del film, dove c’è una donna che organizza une festa per il suo divorzio, i partecipanti sono dei borghesi depravati e ubriachi, ci sono dei transessuali e c’è anche una donna che fa uno spogliarello... questa festa poi degenera in un orgia di sesso e di alcol. A causa di questi elementi, il giornale ufficiale del Vaticano «L'Osservatore Romano» ha condotto una campagna affinché il film fosse vietato. Il Vaticano aveva persino chiesto la scomunica per i fedeli che andavano a vedere il film! Ma tutti quelli che l’hanno condannato dicendo che il film non fosse nient’altro che “3 ore di porcherie con scene erotiche” spesso non l’avevano mai visto o capito, perché nel suo film, Fellini non ha la voglia di provocare, espone soltanto la realtà di quegli anni, quindi non era colpa sua se la realtà era così, se la religione cristiana con i suoi valori tradizionali stava crollando. Hanno avuto questa reazione a causa delle convinzioni della società italiana e, più precisamente, di quella romana, nella quale la religione è profondamente radicata. Infine, la Dolce vita ci racconta soprattutto l’arrivo, lo “shock” della modernità, l’Italia degli anni ’50 si stava trasformando in un paese moderno. Questo film sancisce la nascita di un nuovo cinema italiano, perché Fellini non è più nel racconto di un’Italia popolare, è un’altra cosa, è un’Italia ormai diventata moderna, dentro i dilemmi di una società del benessere e dove la religione perde sempre più la sua influenza. Una società della comunicazione, della moda e dei nuovi stili di vita che si sono affermati nella Roma del boom economico di quegli anni. Un film con questa libertà e con questo respiro enorme, oggi, non lo potrebbe girare nessuno. Si diceva che con “La Dolce Vita” Fellini fosse diventato il più grande narratore della città di Roma del XX° secolo.

Yohann M.