Il film che vorrei presentarvi s'intitola Terraferma, del regista Emanuele Crialese. È stato presentato durante il festival del cinema italiano che si svolge a Voiron dal 10 al 23 ottobre 2012. Però, questo dramma è uscito nel 2011. La sinossi racconta la storia di una famiglia di pescatori che vive su un'isola vicino a quella di Lampedusa, che si trova vicino alla Sicilia: Linosa. I personaggi principali sono il figlio, la madre, lo zio e il nonno. Questa famiglia è presentata come poverissima e senza prospettive. In effetti, il nonno e il nipote non sanno fare altro che pescare; mentre la madre è disoccupata. Per provare a cavarsela, la madre decide di rimettere tutta la casa a nuovo per accogliere turisti nel periodo estivo. La sfida è una vittoria e accolgono, infatti, tre giovani che vengono da grandi città italiane. L'elemento di disturbo avviene quando Filippo (il figlio) ed il nonno recuperarono degli immigranti, che stavano annegando, sulla loro barca; cosa totalmente vietata dalla legge. Un dibattito inizia allora tra i pescatori sull’argomento degli immigranti: devono salvare gli immigranti che arrivano in massa sull’isola oppure denunciarli alle autorità locali? Lo zio si oppone, dicendo che è troppo rischioso salvarli. Secondo lui, le conseguenze sarebbero troppo serie rispetto ai benefici. Però, il nonno risponde che la legge del mare è al di sopra delle leggi umane. Nel film, la famiglia di Filippo accoglierà poi una madre africana e due bambini a casa e li nasconderà. La madre del film è, in realtà, una donna che è venuta a recitare la sua parte come se fosse una testimonianza. In effetti, prima di arrivare a Linosa, questa donna aveva dovuto lasciare il suo Paese e attraversare l’Africa per due anni prima di arrivare sulla costa nord africana. Questo segreto terribile per la famiglia poco colta sarà una vera e propria fonte di conflitti. Si vedono benissimo le lotte interne dei personaggi che non sanno quale atteggiamento adottare rispetto ai loro valori. La fine del film è più o meno scontata anche se non è chiaramente definita. Lo spettatore può immaginare la fine che gli conviene meglio. Ho scelto di parlare di questa opera cinematografica perché dopo lo spettacolo, più invitati ci hanno presentato la loro associazione di diritti umani (c’era Amnesty International, un testimone africano ed altri) e raccontarci un poco come si svolgono le politiche attuali che riguardano l’immigrazione in Francia ed in Italia. L’argomento di quest’articolo mi è venuto subito in mente quando ho scoperto che l’Unione europea aveva ricevuto il premio Nobel della pace, qualche giorno fa. Per quanto mi riguarda questa organizzazione tra diversi Paesi europei ha permesso il mantenimento della pace dopo la seconda guerra mondiale. Però, oggi, l’Unione europea decide tante direttive senza mai l’accordo e neppure la presa di coscienza dei suoi cittadini. Anche i Paesi europei, tra di loro e con altri Paesi di altri continenti, firmano degli accordi a proposito degli immigranti che non rendono pubblici. Ad esempio, Amnesty International ci ha detto che l’Italia ha firmato un accordo con la Libia nell’aprile del 2012 per rimandare subito gli immigranti nel loro Paese, appena mettono piede sul territorio straniero. I governi non possono evocare delle cause finanziarie perché rimandare un immigrato nel suo Paese costa circa 17 000 euro. Sarebbe meno caro lasciarlo dov’è arrivato. Un altro esempio straordinario, Frontex (un’agenzia europea che sorveglia i confini marittimi) è passata da 6 milioni di euro a 80 milioni di euro di finanziamento per impedire un’immigrazione di massa. Secondo me, tutti questi soldi potrebbero essere usati a fini più utili. Questo tipo di film mette l’accento sulla disperazione e la rabbia sempre più presenti in tutto il mondo. Mostra anche i rapporti profondamente disuguali che ci sono tra la popolazione e le autorità governative. Per quanto le istituzioni europee ci provino non riusciranno sempre a contenere la rabbia di popoli con una volontà sempre più forte di riconquistare la o le loro libertà. Julie M-W. B.