Critica cinematografica - L’amore che resta (Restless)
Film drammatico di Gus van Sant
con Mia Wasikowska, Henry Hopper
USA, 2011
In fase terminale di un cancro, la giovane Annabel Cotton è animata da un profondo amore per la vita e la natura. Da parte sua, Enoch Brae non ha più voglia di vivere da quando i suoi genitori sono morti tragicamente in un incidente. Quando questi due esseri diversi si incontrano ad un funerale, scoprono sorprendenti punti comuni. Enoch ha come migliore amico il fantasma di un pilota di guerra kamikaze ; Annabel è affascinata da Charles Darwin per la vita di qualsiasi creatura. Inizia una relazione amorosa. Apprendendo la notizia della morte imminente di Annabel, Enoch propone di aiutarla a vivere i suoi ultimi giorni con intensità, al punto di sfidare il destino, le tradizioni e la morte stessa.
Diretto da Gus van Sant (Elephant, Milk) e presentato alla 64° edizione del Festival di Cannes, L’amore che resta è un'opera toccante ed avvincente, che progredisce passo a passo, e che offre, in un'atmosfera leggermente fluttuante, una bella riflessione sulla bellezza, il miracolo, la brevità e la fine inevitabile della vita.
Il film avrebbe potuto facilmente cadere nel melodrammatico di Hollywood. Ma se i personaggi sembrano irritanti all'inizio (il dandy e la marginale erroneamente sveglia) e somigliano a dei cliché, non occorre dimenticare che Gus van Sant parte sempre da un cliché per trovare un’icona, come ha fatto ad esempio con i suoi film precedenti.
L'ambiente è spettrale, a metà strada tra la vita e la morte, la tonalità alleviata, mentre la storia sembra incancrenita dall'oscurità. L'innocuità evidente dei dialoghi è smentita da alcune note di crudeltà. Ma le parole d'amore, come quelle che leggono il fantasma giapponese in costume d'aviatore prima di scomparire, sono sufficientemente semplici e sincere per permettere a ciascuno di identificarsi. È anche una scommessa abbastanza insensata che Gus van Sant attua con successo : creare una prossimità e fare nascere l'emozione con personaggi a priori distanti ed archetipi. Questo grazie alla regia intelligente e all’interpretazione sottile dei due attori principali. Un'identità visiva, riconoscibile dal primo piano di ripresa e perfettamente adeguata all'argomento, capace di oltrepassare tutto, anche la più classica delle storie d'amore. Inoltre, il film può essere visto come un nuovo adattamento di Romeo e Giulietta, con la differenza che i protagonisti non si battono contro le loro famiglie ma contro la morte.
Ciò che si può ricordare dopo aver visto L’amore che resta è che il racconto sostiene la necessità di confrontarsi al reale e l'ipotesi che l'amore salvatore può sorgere anche, e soprattutto, quando sembra condannato in anticipo.
Benjamin L.